ALL’AVANA L’ INERZIA

Raul Castro - Presidente di Cuba

Raul Castro l’ha detto: ”Evitiamo precipitazioni e improvvisazioni che ci condurrebbero al fallimento…”. Con queste parole rassegnate il Segretario Generale ha aperto (e chiuso) il settimo Congresso del partito comunista di Cuba, che avrebbe dovuto indicare la via da percorrere per realizzare i cambiamenti necessari e urgenti impliciti nella ripresa dei rapporti con gli Stati Uniti. Poiché il reinserimento dell’isola nei commerci internazionali non è stato certo un imprevisto, era ragionevole aspettarsi che il castrismo vi fosse preparato, con progetti e quadri dirigenti adeguati. Anche per ostacolare eventuali ripensamenti a Washington.

Non sembra che così sia. Il piano di sviluppo economico-sociale 2016-2030 raccomanda una particolare attenzione agli aspetti contabili della gestione di bilancio. Cioè un ulteriore sforzo di risparmio. E l’aggiornamento professionale della mano d’opera industriale. Prevede una concentrazione degli investimenti nazionali nell’agro-industria, nella ricerca scientifica e nelle nuove tecnologie, nella difesa del medio-ambiente e delle risorse idrauliche. Ordina la canalizzazione degli investimenti esteri diretti verso i settori dell’industria ad alta tecnologia e al turismo.

Non dice però attraverso quali meccanismi. E i tempi di applicazione delle norme legislative cubane sono notoriamente lenti. Un’indicazione concreta della volontà rinnovatrice del partito era dunque attesa dall’eventuale introduzione di nuovi dirigenti nel suo organismo di vertice, l’Ufficio Politico. Ma non ne sono state annunciate. Raul, 84 anni, prevede le sue dimissioni per il 2018. Il suo vice, José Machado Ventura, ne ha 85. Bisogna passare al terzo degli anziani, Miguel Diaz Canal, 56, per trovare un dirigente di vertice al di sotto dei 70, l’età massima stabilita dal Congresso precedente.

Tuttavia né l’età, né la sua attuale gerarchia garantiscono nulla. Già nel passato più o meno recente sono scomparsi dalla scena personaggi accreditatissimi. Carlos Lage e Carlos Aldana, in un momento entrambi vice di Raul, sono stati riassorbiti dal gruppone del Comitato Centrale. Del fedele segretario di Fidel, Carlos Valenciaga, non si sa più nulla. Né il giovane e brillante ex ministro degli Esteri, Felipe Perez Roque, né l’ex presidente del Parlamento, Roberto Robaina, né il suo collega Ricardo Alarcon ricoprono più incarichi di rilievo.

Questa ratifica dell’ immobilismo ha suscitato qualche sorpresa anche all’Avana. Qualche voce la spiega con l’ormai imminente cambio della guardia alla Casa Bianca. Se da un’ipotetica presidenza Trump ci si aspetta il peggio in una qualche versione oggi imprevedibile, la non remota possibilità di doversela vedere invece con Hillary Clinton non tranquillizza nessuno. Accolto da un’interminabile standing-ovation alla sessione conclusiva del Congresso, Fidel avrebbe raccomandato di tenersi le mani libere. Certo è che Bruno Rodriguez, attuale ministro degli Esteri e membro dell’Ufficio Politico, ha immediatamente attaccato Obama con aspre critiche.

 

(Image Credits: Wikimedia)

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