ARGENTINA E GIUSTIZIA

Decine di migliaia, 400 mila secondo le stime maggiori, sono le persone che hanno partecipato ieri sotto una pioggia battente a Buenos Aires e in altre città argentine alla convocazione di un gran numero di procuratori della Repubblica per commemorare il loro collega Alberto Nisman, a un mese dalla morte. Una marcia del silenzio che ha sfilato per il centro della capitale in una muta e tuttavia forte protesta contro il governo, accusato di non aver ancora chiarito le circostanze in cui il magistrato ha perduto la vita.

Nisman indagava sull’ attentato che nel 1994 demolì l’ intero edificio della Mutua ebraica nel centro cittadino, uccidendo 85 persone e lasciandone altre 200 ferite. L’ Iran e la sua polizia segreta sono i maggiori sospettati. Tanto che da tempo otto suoi alti funzionari sono inseguiti da un mandato d’ arresto internazionale.  Ma l’ inchiesta non ha escluso del tutto neppure una pista siriana. C’ è stato anche un processo che ha mandato assolti tutti gli accusati. La sua palese irregolarità condusse però a una seconda, nuova iniziativa giudiziaria.

Nisman, che ne era il responsabile, è stato trovato esanime nel bagno della sua abitazione, con un colpo di pistola alla testa e accanto una calibro 22. Fin dal primo momento le circostanze della morte appaiono contraddittorie. Nessuno esclude la possibilità che sia stato assassinato da qualche professionista del crimine. E poichè soltanto poche ore prima ha denunciato il governo della presidente Cristina Kirchner di voler proteggere l’ Iran,  per facilitare i commerci argentini con quel paese, l’ ombra del sospetto cala anche sulla Casa Rosada.

 

(Image credits: By Jaluj (Own work) [CC BY-SA 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], via Wikimedia Commons)

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