IL VENEZUELA NEL SUO LABIRINTO

Obama interviene nella grave crisi interna del Venezuela e lo fa con parole e provvedimenti che aprono a quelle immediate conseguenze che i paesi latinoamericani speravano di esorcizzare nell’ inerzia. Il presidente americano ha dichiarato la situazione della legalità e dei diritti umani nel paese caraibico  “una minaccia straordinaria alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti”. E ha ordinato sanzioni a cominciare dal blocco immediato dei beni posseduti in territorio statunitense da sette alti funzionari pubblici del governo di Caracas, presumibilmente conti correnti presso banche di Miami e New York.

Nel quadro di un progressivo deterioramento delle condizioni economiche e sociali, l’uccisione di numerosi manifestanti nel corso delle proteste dell’anno scorso per le strade di numerose città, l’ arresto dei maggiori esponenti dell’ opposizione, ultimo dei quali quello del sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, un politico di lungo corso, hanno creato tensioni insopportabili per il fragile sistema democratico venezuelano. Le accuse di preparare un colpo di stato rivolte all’ opposizione  dal presidente Nicolas Maduro, non aiutano ad uscire dal vicolo cieco della contrapposizione frontale.

La dipendenza dell’ economia nazionale e quindi dello sviluppo dalla monocultura del petrolio, le inefficienze e la corruzione di un sistema che per limitare le storiche ingiustizie sociali e contenerne il disordine ha dovuto gonfiare a dismisura le funzioni e la burocrazia dello stato, stanno determinando un corto circuito che può incendiare il paese. I partners del continente, dalla vicina Colombia al Brasile, al Cile, all’ Argentina sono rimasti a guardare, perchè dai rispettivi punti di vista non sempre coincidenti, concordano tuttavia nel favorire il compimento dei mandati costituzionali. La malattia dei colpi di stato ha vaccinato un pò tutti.

Ma la crisi venezuelana, sulla quale torneremo più ampiamente quanto prima, non presenta segni tali da lasciar intravvedere una capacità autonoma di superamento. L’ intervento di Obama, i cui termini non appaiono tutti rispettosi del fondamentale principio di non intervento nelle questioni interne di altri paesi, ha dunque la forza che gli viene da una situazione che certamente non può essere abbandonata a se stessa. L’ Organizzazione degli Stati Americani (OSA) non può più temporeggiare. Se non a rischio di favorire l’ irrimediabile.

 

(Image credits:  “2014 Venezuelan Protests (12F)” by durdaneta from Caracas, Venezuela – Bravo Pueblo #venezuela #12F #plazavenezuela. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons)

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