La Grecia come paradigma

Il problema è che il New Deal ha prodotto effetti economici contundenti solamente con la seconda Guerra Mondiale. Sia per lo stimolo dato all’ economia con il possente investimento sociale in armamenti e infrastrutture (il cosidetto military keynesianism, che ha continuato ad agire ancora durante la guerra fredda). Sia nell’ epocale distruzione di capitale provocata dagli avvenimenti bellici e poi –per mezzo del Plan Marshall, etc.- attraverso la nuova fase di accumulazione in Europa e in Giappone.

Ma non dimentichiamo che c’ era anche l’ incentivo Unione Sovietica…

Uno dei grandi problemi di Varoufakis, così come di Krugman, è la tesi (politica più che economica) secondo cui il benessere del capitale e quello delle popolazioni possano essere armonizzati, pur in mancanza di tutta una serie di condizioni (conflitti interni e internazionali, diverse realtà macroeconomiche, per esempio tassi di produttività e profitto dell’ industria oggi non più materialmente possibili) che risultarono invece cruciali nel determinare i cosidetti Trente Glorieuses.

Molte di codeste contraddizioni vengono nascoste (un pò come faceva l’ Eurocomunismo negli anni ’70), sotto l’ ambiguità della parola crescita. Ma crescita di cosa? Di profitto e accumulazione del capitale? Della produttività? Dei valori monetizzabili posseduti da un’ infima percentuale delle popolazioni? Dei salari?

E tutto ciò lasciando da parte (ma la natura ce lo permette?) il dato che i tassi di crescita richiesti dal capitale contemporaneo sono dal punto di vista della sopportabilità ambientale un autentico suicidio, sicuro e annunciato.

Esiste un’ alternativa?

Nonostante l’ assenza di una vera prospettiva alternativa all’ attuale assetto socio-economico, credo che si dovrebbe riflettere sulle possibilità che bisogni sociali e accumulazione infinita di capitale (che, in definitiva, è questa la crescita secondo il pensiero delle banche, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea, etc. Non il benessere) sono compatibili solo in circostanze eccezionali (che non significa buone).

Tutto ciò ci obbliga a stare con i piedi per terra. E a lavorare per il male minore con tutte le energie e i mezzi possibili. Ma anche senza l’ illusione che sia possibile accontentare tanto le credit agency quanto le classi popolari. Sebbene Varoufakis et altri debbano continuare a dire che questa conciliazione sia possibile, c’è da immaginare che sotto, sotto sappiano bene che si trovano davanti a una impossibilità.

Alberto Toscano
Reader in Critical Theory
Department of Sociology
Goldsmiths, University of London

 

(Image credits: “Usa work program”. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons )

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